martedì 7 aprile 2009

Terremoto in Abruzzo - sterile polemica in sterile paese

Rischio sismico, rischio vulcanico, rischio idrogeologico. Ho dimenticato qualcosa? Si, devo aggiungere il rischio industriale, forse l'unico che viene preso sul serio. Anche nella fase di prevenzione e di controllo, e non solo come emergenza inevitabile, almeno dopo Seveso. Il processo cominciato a Torino sulle multinazionali dell'amianto, e quelle terminato qualche anno fa per Porto Marghera, mostrano uno scorcio della nostra storia, che speriamo resti storia.

Ma gli eventi naturali, come il disastro in Abruzzo nelle sue tragiche conseguenze, mette in luce i forti limiti italiani. Sia chiaro, non è una critica alla macchina dell'emergenza che sta funzionando nonostante le condizioni dell'area terremotata. Un paese moderno DEVE avere la capacità di gestire le emergenze nel modo più efficiente possibile, e purtroppo la nostra macchina è stata testata molte volte, troppe volte, per esser presa di sorpresa!

E' invece la discussione in atto sulla prevedibilità dei terremoti, figlia del ridotto investimento della ricerca italiana sui sistemi naturali, alla base di questo mio commento. La conoscenza geologico-geofisica di un territorio e gli aspetti meteo-climatici sono fondamentali per la comprensione degli eventi che nell'ultimo secolo hanno fatto centinaia di migliaia di vittime in Italia. La prevedibilità degli eventi estremi e catastrofici sarà possibile solo a valle di una profonda conoscenza dei sistemi naturali, e della loro oramai inevitabile integrazione con l'ambiente umano. Non è più possibile ignorare, per mancanza di volontà o per calcolo, il pericolo che caratterizza buona parte dell'Italia. Non è possibile mantenere l'enorme macchina per la gestione delle emergenze come la Protezione Civile, senza fornirla delle necessarie conoscenze sul funzionamento di tutti i fattori di rischio del nostro paese.

La costante demolizione della ricerca italiana non lascia particolari speranze per il futuro, a meno di un radicale cambio di politica. L'ignoranza si paga, o peggio, la paghiamo tutti!

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