lunedì 20 aprile 2009

Meditate gente... meditate!

Antonio Zecca e Luca Chiari, La discontinuità del 1945. Le Scienze, 488, aprile 2009.

Docente e allievo all’Università di Trento, hanno studiato una delle anomalie nella più famosa serie di dati del Mondo, l’andamento delle temperature globali degli ultimi 150 anni.
Nel mio post precedente (del 11 aprile 2008), presento la serie delle temperature globali, provenienti dalle elaborazione del Met Office Hedley Center, del Regno Unito. la linea Blu, che rappresenta il valore medio di un ventennio di dati, mostra un aumento dell’anomalia delle temperature globali, a partire dal 1920 fino ai giorni d’oggi, con un picco particolarmente pronunciato intorno agli anni ‘40 del secolo scorso. Una evidente variabilità dei dati è sempre presente nelle serie di questo tipo, infatti si osservano dei su-e-giu tra un anno e l’altro che possono anche essere ricondotti a particolari eventi naturali, tipo eruzioni vulcaniche (es. Pinatubo, nel 1991) che normalmente sottendono un minimo nelle temperature, o eventi tipo El Nino (es. nel 1998) che normalmente sono invece legati ad un aumento delle temperature. Ma normalmente si tratta di una variazione che interessa un anno, o al massimo due anni. Come invece si può facilmente osservare, l’evento degli anni ‘40 interessano altre 5 anni, con una tendenza abbastanza chiara di un brusco aumento seguito da una ridiscesa altrettanto brusca. Evento che in effetti è sempre sfuggito all'interpretazione dei ricercatori e dei modellisti, e proprio per questo utilizzato come una delle prove contrarie al riscaldamento globale.
L’analisi, critica, dei dati deve stare sempre alla base della ricerca scientifica, cosa che è stata fatta a partire dal 2002, quando sono stati unificati tutte le banche dati utilizzate per questi studi nell’ICOADS (International Comprehesive Ocean-Atmospherere Data Set). Banca dati che raccoglie non solo i singoli dati climatici (temperatura, precipitazione, pressione, umidità relativa, ecc...) ma anche i cosiddetti “metadati”, cioè le informazioni sugli strumenti, loro tarature, eventuali sostituzioni, operatori, ecc..., che diventano importanti quando si vuole comprendere a pieno il valore dei dati stessi. Analisi effettuata in modo molto capillare, tanto che si è arrivati a comprendere come mai il periodo intorno al 1945 mostrava questo anomalo aumento, ed in particolare a capire che questa anomalia era legata a dati prevenienti dalle temperature superficiali dell’acqua degli oceani.
Differenti tecniche di misura delle temperature dell’acqua oceanica superficiale sono alla base di questo studio. Gli inglesi hanno da sempre usato, come tecnica di misura dell’acqua superficiale dei mari, la tecnica di portare a bordo un secchio d’acqua e poi misurarne la temperatura. Venivano usati differenti recipienti per ridurre al minimo il rischio di errori, ma ovviamente questo è praticamente impossibile. L’effetto del vento sui secchi usati per i campionamenti portava ad una lieve riduzione della temperatura dell’acqua poi misurata.
Gli Americani invece, ben prima della Seconda Guerra Mondiale, misuravano la temperatura direttamente nei tubi dell’acqua pescata per raffreddare i motori. Questo portava a misurare temperature leggermente superiori a quelle reali.
Il lavoro di integrazione dei dati nelle serie climatiche portavano all’annullamento reciproco degli errori, almeno fino al II conflitto Mondiale, quando gli inglesi ridussero al minimo le misure in mare, a differenza degli americani che continuarono ad effettuare le loro misure.
Durante questo periodo la sovrastima dovuta alla tecnica degli americani prese il sopravvento, arrivando ad ottenere misure fino a 0,4°C maggiori rispetto le temperature reali. Situazione che fu chiara solamente dopo il 2002, quando furono integrati i database delle misure nell’ICOADS. Qui è stato possibile ricostruire la storia delle misure delle temperature e capire come questo errore sistematico non fosse stato corretto.
Zeccha e Chiari hanno effettuato questo lavoro ed hanno stimato l’errore correggendolo. Questo lavoro mette in luce come la ricerca non si ferma mai, neppure di fronte all’ovvio. L’analisi critica dei dati è sempre stata una priorità, e l’analisi critica dei dati alla luce di nuove conoscenze è una priorità DOVUTA!
Mai fermarsi, mai credere di aver finito. Le scoperte di oggi mettono in dubbio quelle di ieri.
Meditate gente... meditate!

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