mercoledì 1 aprile 2009

Catastrofismi o negazionismi?

“Clima”… un problema di scelte (?!)

Valter Maggi

Catastrofisti o negazionisti, apocalittici o indifferenti, buoni o cattivi. Nell’ampia letteratura mediatica degli ultimi due decenni sembra le scelte siano già definite: o da una parte o dall’altra! Più difficile è l’interpretazione della letteratura scientifica, quella specialistica, dove non esiste un “dibattito”, ma una analisi oggettiva, o almeno la più oggettiva possibile. Chi ha avuto la possibilità di partecipare a dibattiti, convegni o tavole rotonde con persone che lavorano e studiano il clima si sarà reso conto della difficoltà nel prevedere quello che potrà succedere nei prossimi 50-100 anni.
Non è una mancanza di impegno, ma l’effettiva impossibilità di poter “sperimentare” processi, meccanismi ed effetti dell’influenza dell’uomo sul clima. Abbiamo un solo Pianeta, quello su cui viviamo, per cui non possiamo fare come i medici con i farmaci e sperimentarli su cento pazienti. Non possiamo prendere un pianeta simile alla Terra e vedere “che effetto che fa” raddoppiare la quantità di anidride carbonica nell’atmosfera. Dobbiamo costruire modelli matematici, trasformare tutto in equazioni che possano esser digerite dai computer, ma prima di tutto dobbiamo capire come funziona il sistema climatico.
Una domanda su tutte può rendere l’idea dell’enorme lavoro in corso: come funzionava il sistema climatico prima dell’influenza dell’Uomo? Oggi la nostra atmosfera è “dopata” dalle emissioni antropiche, quindi leggiamo, nelle registrazioni climatiche, le due informazioni, quella naturale e quella legata all’uomo. Oggi l’anidride carbonica ha concentrazioni nell’atmosfera di circa 380-385 parti per milione di cui almeno 100 sono di origine antropica.
Dato che gli strumenti di misura sono stati inventati ed utilizzati proprio in corrispondenza dell’inizio dell’Era Industriale, non ci sono misure dirette dei vari parametri climatici. Dobbiamo usare gli “archivi naturali”, fondali oceanici, tronchi di piante, depositi di laghi, ghiacciai... dove, per esempio non misuriamo direttamente una temperatura, ma il rapporto tra isotopi dell’ossigeno e dell’idrogeno. Cerchiamo quindi di trasformare dati di vario tipo in informazioni climatiche. Oggi, grazie ai ghiacciai polari, possiamo raccontare con una certa precisione la storia del clima degli ultimi 820.000 anni grazie alla ricostruzione della composizione chimica dell’atmosfera del passato.
Vengono pubblicati oltre 800 articoli scientifici all’anno solo sui risultati delle misure sul ghiaccio polare, è quindi impossibile riassumere tutto in poche righe, ma possiamo fare un esempio che potrebbe chiarire la situazione. Nel passato l’anidride carbonica ha raggiunto al massimo i 280 parti per milione ed è variata naturalmente con valori di 1-2 parti per milione massimi ogni secolo. Ma oggi? A partire dall’inizio del XX secolo l’anidride carbonica è aumentata di circa 100 parti per milione per secolo. Quindi, volendo fare i conti della serva, 2 parti dal sistema naturale e 98 parti dall’Uomo!
E’ chiaro che questo effetto non può che andare ad intaccare seriamente quello che Madre Natura ha costruito da sola. Oramai è abbastanza chiaro che per gli ultimi 30-40 anni, l’uomo ha influito sul sistema climatico causando una parte dell’aumento di temperatura che registriamo da 100 anni.
Questo certamente non distruggerà il nostro Pianeta, e tantomeno nei prossimi 100 anni il genere umano non rischia l’estinzione. Ma il clima controlla un’ampia fetta del sistema umano, dalla produzione agricola, alla pesca, alle necessità energetiche, alla disponibilità di acqua, e tanto altro. Sul nostro pianeta vivono attualmente oltre 6 miliardi di persone di cui almeno 4 senza accesso alle necessità di base, inoltre abbiamo una stima a 10 miliardi per il 2100. Per cui permettetemi una domanda. Se il clima cambierà in modo sostanziale, riusciremo a sostenerli tutti?

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