martedì 5 novembre 2013

Quattrocento e non solo!

Nel mese di maggio del 2013 all’Earth System Research Laboratory della NOAA, ente statunitense che studia l’atmosfera e gli oceani, laboratorio che si trova sulle pendici del vulcano Mauna Loa alle Hawaii, ha misurato valori di concentrazione dell’anidride carbonica (CO2) in atmosfera superiori alle 400 parti per milione (ppm). Si tratta della concentrazione misurata più elevata negli ultimi 800.000 anni, così come risulta dalle misurazioni fatte sia in atmosfera direttamente che nelle bolle d’aria intrappolate nei ghiaccia antartici. 
Certo solamente 400 ppm, cioè solamente lo 0,4% (o il 4 per mille), una quantità estremamente bassa, ben lontana dalle concentrazioni dei principali gas che compongono la nostra atmosfera, come il 18% dell’ossigeno (simbolo chimico O) oppure il 72% dell’azoto (simbolo chimico N), ma che ha riportato in modo repentino l’interesse mediatico sul problema dei cambiamenti climatici che negli ultimi anni era in parte scemato, anche per l’attuale crisi economica, spostando gli interessi su problemi più contingenti e non così legati ad una sensibilità che viene considerata particolarmente personale. 
Questa minima quantità, ben al disotto dell’uno per cento, diventa invece importante se viene legata ad una serie di reazioni chimico-fisiche che rientrano nella grande categoria dell’effetto serra. Negli ultimi 200 anni questo numero è aumentato del 40%, passando dai 270-280 ppm prima dell’industrializzazione ai 400 ppm di oggi. Questa percentuale permette di evidenziare con più chiarezza quello che è successo nella nostra atmosfera negli ultimi due secoli, ma, come vedremo nei capitoli successivi, diventa significativa anche in periodi non sospetti, quando l’uomo non era ancora in grado di modificare la composizione chimica della nostra atmosfera. 
Ci sono numeri che rappresentano soglie critiche nella nostra vita, come il 200 mg per decilitro di colesterolo nel sangue, che rappresenta un livello di allerta per la nostra salute, o il costo della benzina alla famosa soglia dei 2 Euro al litro, sfiorata qualche anno fa il cui rischio non è ancora scongiurato. Questi numeri possono risvegliare timori, speranze, ansia, felicità arrivando anche a limitare o amplificare i nostri gesti quotidiani, e in alcuni casi si sfiora, o si supera, la linea della superstizione come per il numero 13 o 17 che per molti hanno diversi significati sfavorevoli e non, o come la cabala o la smorfia napoletana. 
Nel mondo scientifico questi numeri, che in molti casi sono rappresentanti di specifiche soglie, sono invece all’ordine del giorno. I ricercatori vivono avendo chiaramente a mente numeri che rappresentino dei riferimenti per il loro lavoro. Che sia una distanza intergalattica per un astrofisico, una certa data per uno storico, un indice di borsa o un tasso di sconto per un’economista, tutti hanno una reazione, anche emotiva, solamente a vedere o nominare questi numeri.

Non fa specie a parte la climatologia. Esistono dei numeri di riferimento sui quali vengono basati gli studi, le interpretazioni o gli scenari futuri, come il previsto aumento della temperatura media annua stimata per il 2100, compresa tra i 2°C ed i 6°C. Attualmente esiste una discussione, e non solo nell’ambiente scientifico, sul modo per mantenere l’aumento della temperatura media de nostro pianeta entro i 2°C. Valore previsto nel caso di scenari socio-economici futuri con un’aumento della popolazione mondiale fino a 9 miliardi nel 2050, e poi decrescita, su un’utilizzo diffuso di energie alternative e rinnovabili, ed un trasferimento delle tecnologie pulite a tutte le nazioni del mondo (Scenario B1 del rapporto IPCC 2007, o lo scenario RCP 2.4 del rapporto IPCC 2013). Questo scenario prevede la totale unificazione dell’economia mondiale ed una attenzione particolare agli aspetti ambientali, dove gli interessi di parte sono sostituiti da una globalizzazione delle risorse, un mondo quindi dove tutti si vogliono bene. Questi 2°C quindi sono non sono solamente una misura prevista, ma un’approccio mentale estremamente diverso da quello che attualmente stiamo applicando, e che può rappresentare un sogno, o un’incubo, a seconda degli interessi coinvolti.
Riferimenti
http://www.esrl.noaa.gov/gmd/ccgg/trends/mlo.html per i dati di CO2, www.noaa.gov per conoscenze più generali.
http://www.esf.org/index.php?id=855 per info generali. Articoli specifici sui vari aspetti sono: EPICA Members, 2004. Eight glacial cycles from an Antarctic ice core Nature 429 (6992), 623-628. EPICA Members, One-to-one coupling of glacial climate variability in Greenland and Antarctica Nature 444 (7116), 195-198. Lambert, F., Delmonte, B., Petit, J.R., Bigler, M., Kaufmann, P.R., Hutterli, M.A., Stocker, T.F., Ruth, U., Steffensen, J.P. and Maggi, V., 2008. Dust-climate couplings over the past 800,000 years from the EPICA Dome C ice core NATURE 452 (7187), 616-619. Orombelli, G., Maggi, V. and Delmonte, B., 2009. Quaternary stratigraphy and ice cores. Quaternary International 219, 55-65. Dieter Lüthi, Martine Le Floch, Bernhard Bereiter, Thomas Blunier, Jean-Marc Barnola, Urs Siegenthaler, Dominique Raynaud, Jean Jouzel, Hubertus Fischer, Kenji Kawamura & Thomas F. Stocker, 2008. Nature 453, 379-382
Sono moltissimi i testi, gli articoli ed i siti web che sviluppano l’Effetto Serra, ovviamente non è possibile elencarli tutti, quindi mi accontento di alcuni riferimenti, che possono essere utilizzati come base di partenza. Ho citato solamente quelli in italiano, evidentemente la bibliografia in inglese è ancora più vasta. http://www.treccani.it/enciclopedia/effetto-serra/; Alessandro Lanza, Il cambiamento climatico, Il Mulino, 2000, pag. 128; Antonio Navarra, Andrea Pinchera, Il Clima, Editori Laterza, 2000, pag. 230; 

Nel settembre del 2013 è stato pubblicato il 5 rapporto quadro dell’Intergovernamental Panel for Climate Change, appunto IPCC, organo tecnico dell’ONU con competenza sui cambiamenti climatici. l’IPCC ogni 5-6 anno produce un rapporto che riassume, per i decisori politici, le informazioni e le conoscenze sul clima, e traccia degli scenari futuri prevedendo un’evoluzione scientifica, tecnologica, socio-economica e politica del nostro intero pianeta. A1, B1, A2, B2 (e sottogruppi) sono stati utilizzati per il quarto rapporto dell’IPCC pubblicato nel 2007. Nel 2013 con il 5 rapporto, sono stati costruiti nuovi scenari, non dissimili da quelli del 2007, ma più precisi e con una nuova codifica RCP 2.6, RCP 4.5, RCP 6.0, RCP 8.5.

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