venerdì 8 novembre 2013

Conferme e... Conferme

Lo scorso settembre, a Stoccolma, è stato presentato il quinto rapporto quadro dell’Intergovernamental Panel for Climate Change. Ogni 6-7 anni l’IPCC raccoglie i dati e le informazioni pubblicate su riviste scientifiche, e produce un rapporto sulle conoscenze sui cambiamenti climatici da tutti i punti di vista. In realtà i rapporti sono 3, uno sulle basi scientifiche, pubblicato appunto a settembre, uno sugli adattamenti ai cambiamenti climatici ed uno sulle possibili opere di mitigazione, che verranno pubblicati nel 2014. Rimanendo sul quello presentato a Stoccolma, la sua stesura ha  seguito di un sistema di scrittura-e-revisione, da parte di alcuni “lead authors” e “lead reviewer”, scelti tra ricercatori esperti di tutto il mondo, e che si sono avvalsi delle esperienze di migliaia di altri ricercatori a seconda delle specifiche competenze. Il rapporto sulle basi scientifiche è stato compilato utilizzando oltre 10.000 articoli pubblicati negli ultimi 7 anni, con oltre 2000 pagine di documento. E’ chiaro che un’analisi completa dell’opera necessita di molto tempo, e spazio, e qui si vuole solamente stimolarne la lettura (meglio, studio) almeno delle varie sintesi che si possono trovare sul sito www.ipcc.ch.

Cominciamo subito dal punto principale che normalmente viene citato da tutti, media e non: le osservazioni confermano che il nostro pianeta si sta riscaldando, che gli ultimi 30 anni hanno registrato le temperature più elevate dal 1850, con l’ultimo decennio il più caldo. Certo, gli ultimi 10 anni mostrano una stasi nella variazione della temperature, ma da un punto di vista climatico è un periodo troppo breve per essere utilizzato come indice di variazione (o non variazione). Il fatto sta che dal 1850 c’e’ stai un aumento medio della temperatura atmosferica globale di oltre 0.8°C.

Riscaldamento che ha interessato anche gli oceani, normalmente meno restii ai cambiamenti. Il riscaldamento interessa in modo particolare i primi 700 m, che hanno assorbito una parte significativa dell’energia incamerata dall’atmosfera. Questo può essere interessante, dato che alcuni considerano gli oceani la causa del rallentamento dell’aumento della temperatura atmosferica degli ultimi 10-15 anni.

I ghiacci, polari e non, si stanno ritirando. Qui la serie di dati è molto più breve (in genere dal 1979, primi satelliti ambientali), ma con delle tendenze molto più nette. L’emisfero nord in particolare mostra una riduzione significativa del ghiaccio marino, di qualche percento nella stagione invernale, ma con valori molto alti nella stagione  estiva. La grande calotta groenlandese mostra un’aumento della zona di ablazione (area soggetta alla fusione estiva) fino a circa la metà della superficie totale del ghiacciaio, e con conseguente aumento della velocità dei ghiacciai di sbocco, che convogliano ghiaccio ed acqua di fusione nell’Atlantico. Anche il permafrost, strato di ghiaccio presente nei sedimenti e nelle rocce in aree circumpolari e di alta quota, presenta una maggiore fusione estiva, con un’aumento dei problemi legati alla stabilità delle superfici e delle rocce. In effetti se ci limitiamo all’area circumpolare dell’emisfero nord, si osserva un’aumento medio della temperatura dell’aria di circa 3°C!

Un’altro punto cruciale è quell delle cause. Il rapporto IPCC, definisse "estremamente probabile” che il riscaldamento, almeno dalla metà del XX secolo, sia dovuto all’uomo, migliorando le stime rispetto il 4 rapporto quadro (2001) dove questo effetto era considerato solo “molto probabile” (per una spiegazione dettagliata dei livelli di confidenza, vedere l’introduzione del rapporto quadro). Certo, non viene esclusa la presenza di effetti naturali, ma per gli ultimi 60 anni sembra che questi pesino in modo poco incisivo sul "global warming".

Ed il futuro? L’IPCC stima che ben difficilmente per il 2100 riusciremo a mantenere il riscaldamento entro i 2°C, salvo radicali operazioni di riduzione di emissioni. Inoltre diventeranno più frequenti gli “eventi estremi”, come ondate di calore, precipitazioni intense o maggior numero di uragani.

Come dicevo all’inizio è una lettura interessante. Ovviamente non per tutti, ma credo che uno sforzo vada fatto…d’altro canto non abbiamo altro Pianeta al diffusori di questo!.

 

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